Intervista a
Marina Dionisi, autrice de "Il dono di Rebecca".
Il dono di Rebecca è un romanzo che
coinvolge due realtà parallele: una dimensione concreta, quella
cui tutti accediamo, ed un ambito discosto, aperto solo a quanti
sono dotati di percezioni particolari, che li fanno entrare nel
mondo del paranormale. La protagonista, Rebecca, incarna tali
facoltà di sdoppiamento – involontario – tra la attualità del
quotidiano, che a tutti appartiene, e l’altra dimensione
impalpabile. Avverte vibrazioni, percepisce aloni attorno alle
persone, che la trasportano altrove, consentendole di rivivere
situazioni del passato, pur solo partendo da un semplice
oggetto, oppure di scoprire verità, anche dolorose, dietro gli
individui. Non è un bagaglio semplice, essere dotati di tali
percezioni, quanto un “dono” di sensibilità accentuata che
conduce a volte a sofferenza ed al coinvolgimento in situazioni
inquietanti. Abbiamo interpellato l’autrice affinché ci aiutasse
a penetrare nell’universo di tali inconsuete vibrazioni e
potenzialità individuali e le abbiamo chiesto di presentarsi e
rivelare le motivazioni alla base della scrittura del libro in
modo da consentirvi di accostarlo nel modo più autentico.
“Il romanzo è nato dalla voglia di
raccontare un personaggio "speciale" senza renderlo
"particolare". Non volevo creare un personaggio fuori dagli
schemi e dai limiti, ma uno che potesse vivere nella
quotidianità di ogni giorno: una donna comune con qualcosa in
più. Tuttavia volevo giustificare una donna di questo tipo ed ho
pensato di utilizzare la leggenda, quel mondo pieno di fascino,
mistero e tradizione che ancora oggi ci regala personaggi molto
poetici come quello della Sibilla. Ed ecco che avevo un
personaggio di oggi con un passato antico, leggendario. Potevo
arricchirlo di sensazioni, esperienze... di "vita" rimanendo a
metà tra la realtà e la surrealtà. Ecco come è nato il romanzo e
come è nata Rebecca. Nata per passione, per amore verso la vita,
per voglia di raccontare e creare qualcosa che fosse pieno di
speranza e potesse dare alle persone la possibilità di guardare
alla vita come ad un insieme di meravigliose opportunità”.
D: Come è approdata alla
scrittura e quale valenza ha per lei?
R: Mi è sempre piaciuto scrivere. Per me, scrivere è la vita!
Scrivo da sempre, fin da quando ero ragazza. Ho iniziato con
delle novelle, quindi sono passata ai romanzi. Ma perché amo
tanto la scrittura? Forse perché sono una persona molto
riservata: gelosa della mia privacy, mi sento terribilmente a
disagio nel momento in cui devo dare una conferenza o, comunque,
devo parlare in pubblico. Al contrario, mi sento a mio agio
quando mi metto a "parlare" con un foglio: è quello il momento
in cui sono me stessa, forte di quanto dico e racconto. Ho
notato più volte che lo stesso argomento - se trattato a voce -
perde spessore agli occhi della persona che sta ascoltando,
mentre se viene scritto - forse a causa dell'argomento tanto
particolare che tratto o forse per il fatto che una persona, nel
momento stesso in cui si mette a leggere, "si dispone" a
recepire - viene accettato con più oculatezza o, comunque,
respinto con minor cinismo e chiusura mentale.
D: Il romanzo si insinua nella
dimensione del paranormale. Come è giunta a tali convinzioni?
R: Non posso asserire di essere "arrivata" a credere nel
Paranormale, perché vi ho sempre creduto fermamente! Perché? Non
lo so... passione! So solo che ho passato la vita a studiare le
vibrazioni e l'energia, a fare ricerche, a scovare anche il più
piccolo indizio, che come una piccola tessera andavo ad
aggiungere al grande puzzle del Paranormale che stavo costruendo
solo per me.
D: Come viene
percepita/accettata la sua grande fiducia sul paranormale?
R: Molto male! La gente ha bisogno di certezze, di stabilità.
Tutto ciò che non si vede o che non ha ancora una spiegazione
scientifica fa paura e di conseguenza viene negato. Ma come
negare il mondo delle vibrazioni, dell'energia? Un acuto fa
scoppiare un bicchiere di cristallo, il quarzo fa andare gli
orologi, una sirena troppo forte ci fa tremare i timpani...
eppure, sono vibrazioni che non si vedono, non si toccano!... E
allora, perché negarle? Purtroppo, per la nostra mentalità
occidentale è difficile concepire un mondo di vibrazioni che ci
circonda e nel quale viviamo immersi; difficile da accettarsi in
quanto non è concretamente tangibile, conoscibile. E allora?
Allora è più facile negare ciò che non si vede, piuttosto che
dover accettare una nuova verità che potrebbe mettere in gioco
tutti quei principi sui quali si è basata la propria esistenza.
Forse, anche per questo non amo mettermi in mostra: vado avanti
per la mia strada, continuo con i miei studi portando avanti le
mie ricerche e... quando qualcuno mi chiede se ho letto "Il dono
di Rebecca", mi dice che gli è piaciuto e che è sul
Paranormale... beh, sorrido e dico che... sì, prima o poi lo
leggerò! Forse, i tempi stanno cambiando; forse con gli anni la
gente si avvicinerà a questo argomento con più fiducia e meno
timore. Per ora, penso proprio che dovrà scorrere ancora tanta
acqua sotto i ponti!
D: Come colloca l'attività di
scrittura nella sua quotidianità?
R: Sono una donna come tante altre; più volte sono stata
definita "una donna di larghe vedute e senza pregiudizi" e devo
dire che in questa frase mi ritrovo perfettamente. Il mio
lavoro, l'ho già detto, è lo studio dell'energia e per mia
fortuna ho in casa il mio studio. Inoltre, ho un marito, dei
figli, una casa da mandare avanti e gli stessi problemi e le
stesse gioie che hanno tutte le altre mogli e madri. Forse,
l'unica cosa che mi differenzia da loro è questo mio modo
diverso di concepire la vita e ciò che è oltre la vita: una
certezza che ho sempre cercato di infondere nei miei figli, in
mio marito e in chi mi sta accanto. Una certezza che può donare
serenità e fiducia, al giorno d'oggi cose molto importanti.
Quando scrivo? La sera; quando la giornata è finita e tutti
dormono, mi metto finalmente a scrivere.
D: Ha già altri progetti di
narrativa?
R: Prossimamente pubblicherò il seguito de "Il dono di Rebecca".
Inoltre, ho iniziato a scrivere un altro romanzo che si
intitolerà "La vera storia di Avalon". E' un romanzo che mi sta
appassionando sempre più: giorno dopo giorno, più scrivo più mi
appassiono, mi commuovo e vengo coinvolta dalle mie stesse
parole; chissà che non riesca a far rivivere anche a chi mi
leggerà le stesse emozioni che provo...
D: Considerata la matrice del
nostro sito, ci racconta un viaggio per lei significativo?
R: Un viaggio, un paese... il mio preferito senza per questo
nulla togliere agli altri paesi?... Ma naturalmente la Scozia!
Adoro la Scozia, così bella e malinconicamente maestosa in tutte
le stagioni! I castelli e la natura tanto aspra e spaventosa da
essere meravigliosa! Adoro le leggende (come quella delle Dame
Bianche) che fanno parte integrante di quel popolo tanto fiero,
austero, ma anche tanto buono e generoso... sì, perché gli
Scozzesi - nonostante quello che si dice - sono generosi ma
chiusi, aspri e sanguigni come il colore dell'erica selvaggia
che ricopre le colline tondeggianti della loro terra. Adoro il
rombo dell'oceano che si infrange contro le scogliere livide, il
grido disperato dei gabbiani che volano sfidando le raffiche del
vento, l'erba che ondeggia al suono delle cornamuse... eh sì!
Perché all'improvviso può passare davanti a voi un gruppetto di
Scozzesi in Kilt, che suona una delle loro dolcissime musiche...
e allora vi viene spontaneo chiedervi se siete nati nel posto
giusto o se sarebbe stato molto più bello nascere là, in quel
posto così pregno di vibrazioni e più vicino al cielo! E sapete
cosa mi piace di più? L'odore della legna che arde nei camini,
la puzza dei fiati e della birra che invadono i vicoli andandosi
a fondere con l'odore della salsedine e del pesce lasciato a
marcire in qualche angolo nascosto. Questa, è la Scozia! Un
paese unico al mondo per i suoi abitanti, per le tradizioni, i
Clan, la natura, per gli odori e per i suoni... e per un attimo
penserete di essere in un angolo di paradiso a parte!
Buona lettura
Paola Dentone