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recensice "Il dono di Rebecca" di Marina Dionisi.
Da un carattere limpido ed
armonioso affiorano importanti sfaccettature di personalità. E
quello che sembra difficile diventa facile: la convivenza
costante con un lato ombra, libico, relegato nei tempi antichi
nel sapere di pochi. Gli antichi sacerdoti avevano l’onere e
l’onore di fungere da tramite tra le vicende del vivere
quotidiano e la sfera soprannaturale. La protagonista, man mano
che da bambina diventa donna racconta ciò che i suoi occhi,
inizialmente ingenui, poi sapienti vedono. Occhi che vedono con
la mente e con il cuore. Mossa da nobili intenzioni (la nobiltà
d’animo è cosa che non si insegna più e che una volta
determinava l’appartenenza a un ceto sociale piuttosto che a un
altro…) scruta oltre il visibile, scostando il sottilissimo velo
che separa il visibile dall’invisibile. Ed i fatti di oggi
mettono alla scoperto quei fili energetici che li legano ad
atavici ricordi.
Ogni memoria racchiude in sé interrogativi mai risolti ma che
sono e saranno sempre costante oggetto di interesse: l’eterna
ruota di vite che si avvicendano l’una sull’altra, gli amori di
oggi che fondano le radici su antichissime promesse…
E se la narrazione è fluida, seducente nella sua limpidezza, il
contenuto affronta grandi interrogativi recando in sé delle
grandi aspirazioni: aspirazioni di comprensione, lucidità e
sintonia.
Un libro per chi ama vedere oltre la quotidianità e le
stereotipate impressioni, per chi ama assaporare l’alone di
nostalgia che i luoghi emanano, per chi ama osservare, per chi
ama indugiare nella comprensione della immensa gamma di emozioni
che ci investono in ogni istante.
By AlisiaArt