Greenyellowale.blogspot.com su "La nave del destino" di Marco
Mazzanti
Una storia fantastica, ricca di colori e suggestioni
che v'incanteranno.
“Ali di libellula simili a petali che formano la corolla di un
fiore fantastico e principesco; attorno ad esso, in bilico sul pelo
dell’acqua palustre,un corteo di docili ninfe, coccolate
dall’afflato della brezza estiva,sbocciano dando alla luce sirene
vegetali dai capelli bellissimi. Sinuose come bisce d’acqua seguono
i movimenti delle onde dell’Eusino, affiorando con le pinne fugaci e
le schiene splendenti; maliarde, sugli scogli imperlati di corallo,
cantano odi ai marinai, loro amanti umani.”
Siamo alle
soglie dell’anno Mille, periodo d’attesa di una
paventata fine del mondo, pregno di misteri, magie e
superstizioni. Realtà storica e fantasia, si
scambiano e s’intrecciano creando la perfetta scenografia in cui
esibirsi. I primi a salire sul palco sono Sytane
e Dmtrj, “Una ninfa dalla pelle di
resina lucente e dagli occhi color del legno bagnato” lei,
albino dal ramingo passato, lui. Una storia d’amore
che sfida i pregiudizi sull’aspetto esteriore ed il colore della
pelle, che supera con pazienza le dolorose morti di tre figli.
Una storia d’amore, che darà la vita ad un esserino che sulla
schiena porta “due coppie di grossi petali di fiordaliso,
simili a due ali ” e che da grande sboccerà in una
donna dall’abbagliante bellezza. Asia
sarà il suo nome.
Secondo atto: nuovi
attori si affacciano sulla scena. Cincinnatus e
Stella, ricco giovane grecoromano lui,
bellissima schiava dagli “occhi glauchi intarsiati di
pagliuzze d’orate ”, lei. Un altro amore, un’altra
sfida al mondo. Questa volta sono le convenzioni
sociali, le differenze di classe ad essere spezzate e superate.
Il passato viene lasciato indietro senza rimorsi o rancori e
sulla nuova via, tre doni vengono raccolti: i loro nomi saranno
Lug, Kendeas e Maris.
Terzo atto: è il
momento di mescolare le carte e incrociare i destini
dei beniamini finora conosciuti. Qualcun altro però reclama la
scena; vi si è intrufolato brevemente con sogni e visioni negli
atti precedenti, ma adesso il dietro le quinte gli va stretto e
chiede di esser presentato.
Re
Gerald, sovrano dei Troll del Caucaso,
della città di Edwilanàm. Anche la sua è una
storia d’amore, ma altresì di gelosia, di dolore e di
perdita. La sua ultima e più amata moglie, giace
sospesa in un vaporoso limbo sognante, maledetta dalla
sirena che prima di lei sedeva sul trono e condivideva
il letto del marito. Sono passati trenta anni
di devota vedovanza, ma ormai è giunto il momento di legarsi ad
una nuova sposa, un essere dall’abbagliante bellezza. Eccola lì,
predetta dalla sfera di ghiaccio: un balsamo di speranza per
curare il cuore ferito di Re Gerald.
L’incursione è finita,
e possiamo tornare alla cornice originale. La
seconda generazione, ormai cresciuta e fatta di giovani
straordinariamente peculiari, deve incontrarsi e scontrarsi. La
prima tessera di domino deve cadere e solo alla fine, guardando
dall’alto, sapremo quale disegno quest’autore-artista,
ha voluto regalarci. Gli atti di quest’opera in realtà sono
quattro (come i capitoli), e l’ultimo, il più lungo e
avventuroso, merita di essere sfogliato senza conoscerne il
contenuto. Il mio breve racconto di questa storia straordinaria
si ferma qui, lasciando tutto sospeso e nebuloso,
per non disperdere la magia creata da Mazzanti.
Sarei
però ingiusta se non presentassi altri attori e
co-protagonisti, che vanno ad aggiungersi al già fantasioso
corollario. Agato, mangiatore di spade
della Pannonia, dalle “agili movenze da falco
malinconico” e con “un fascino austero che faceva
sospirare donne di ogni età”. Nina,
l’equilibrista slava, così dolcemente fragile e bellissima,
con i “grandi occhi brillanti come zaffiri, ciglia
lunghe e delicate e un incarnato da bambola di porcellana
con capelli biondi fluenti e vaporosi”. Iessing,
lucertola umanoide, con occhi “dolci e cisposi” e
animo gentile, aiutante prezioso di un viaggiatore smarrito.
Tre a
rappresentare tanti altri, equipaggio curioso e
variegato di questa nave chiamata Destino.
Per salire a bordo si deva aver amato: con
passione, struggimento, dolcezza o dolore, non fa
differenza. Che tu sia stato ricambiato o tristemente
ignorato, non ha importanza. L’importante è far salire i
battiti e scaldare l’animo. Per salire a bordo si
deve aver cercato: con tenacia e determinazione, in
ogni angolo di mondo conosciuto e non, la strada cucita
sulla propria pelle. “Il proprio destino”.
Una storia,
fatta di altre storie, di volti ed emozioni, scritta
con lo stile lirico di chi ha l’animo poetico e
vede il mondo attraverso il velo dell’artista. Le
descrizioni fisiche sono qualcosa di straordinario, unione
di colori e suggestioni, che richiamano alla mente lo stile
sensuale e immaginoso di Isabel Allende o
del Marquez di “Cent’anni di solitudine”
(fatto curioso è la scelta del cognome delle gemelle
barbute, Melquiades, che nel romanzo dello
scrittore Colombiano è il nome di uno zingaro girovago,
precursore di tempi e invenzioni).
“Stella
aveva occhi glauchi intarsiati di pagliuzze dorate e la
carnagione che riportava alla mente le bianche braccia delle
statue delle dee greche e gli ignudi corpi marmorei dei campioni
olimpici. L’esposizione alla luce solare dei giorni più caldi e
tersi donava fresche sfumature d’albicocca alla sua pelle, sulla
quale andavano accendendosi lentamente efelidi briose come una
manciata di petali di fiori bruni”.
Durante la lettura,
ho sentito però la mancanza di un maggior numero di dialoghi.
Le parole che escono dalla bocca del protagonista (e non),
il non detto, il sott’inteso, rendono il personaggio più vero,
vicino e accessibile. Ma forse è una scelta stilistica
ben precisa, per mantenere definito il confine tra realtà e
fantasia, per lasciare al lettore il ruolo di spettatore
che seduto davanti al palco, non può toccare gli attori, soltanto
seguirli ed accompagnarli durante la rappresentazione. Altro
appunto, la lunghezza del libro. La storia avrebbe meritato più
pagine e parole, più respiro. Quello che ho
definito quarto atto, aveva ancora molto da dare, poteva svilupparsi
maggiormente e farci sognare ancora un po’.
Tutto questo però non
toglie niente a quanto già detto, la novella è lieta e scritta molto
bene, i personaggi sono ben tratteggiati e i
particolari descritti con accuratezza. Ci sono diversi elementi
salienti che arricchiscono, come i versi delle canzoni/ poesie o
l’uso dei fori per meglio caratterizzare il personaggio e imprimerlo
nell’immaginario.
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