Ricordate Demetrio dai capelli
verdi? Bé, ho ritrovato il suo antenato, la sua bozza, nel primo
romanzo del giovane autore romano, Marco Mazzanti.
Dmtrij è un albino cieco dalla
nascita. Mattina, sera, rosso, bianco non hanno significato per
lui…fino a 16 anni, quando acquista la vista grazie alle cure di
un mago.
Siamo diversi anni prima del 1000
tra l’antica Penisola Balcanica e l’Asia Minore. La
superstizione non è solo credenza, ma legge di vita, quasi. In
molti, perciò, schernivano l’albino, reputandolo figlio del
demonio.
Anna, sua sorella, gli insegna a
dipingere e Dmtrij, affascinato dalle varie possibilità
cromatiche, comincia a chiedersi se l’anima abbia un colore e se
questo eserciti una particolare influenza.
Si innamora di una fanciulla; la
ritiene diversa dal resto della carne – così definisce
tutti gli esseri umani – ma presto lei va via, gettando Dmtrij
nello sconforto e nella convinzione che siano tutti uguali e
insignificanti, eccetto lui, che è eterno.
Abbandona la città quando più
niente lo lega; nel frattempo ha imparato a dipingere con i
coltelli e ricorre a questa abilità per assicurarsi da vivere,
almeno per un po’. Un tragico evento lo porta ad accantonare
arte e coltelli e inizia a lavorare presso un panificio. Nella
nuova città il suo destino di intreccia a quello di altri tre
personaggi, in un vortice di azioni e reazioni turbolente e
irreversibili: la bella Asja, Scile e una donna che cerca
vendetta.
Ho dovuto assorbire questo romanzo
su di me prima di poterlo recensire, un po’ come i colori su una
tela. Ero rimasta un po’ “scossa” dal contorno troppo esplicito
di certe scene, eppure sentivo che c’era qualcosa di più. La
narrazione è scorrevole, sembra di avere un cantastorie di
fronte che racconta solo per te. Stordisce il passaggio di voci
tra narratore onnisciente e personaggi.
È un romanzo carnale. Sì, niente di
più adeguato di questo attributo. Un romanzo intimo e cromatico,
che si tinge di cremisi; sinestetico, in un certo senso, e mi
chiedo che ne avrebbe pensato Pasolini.
Susanna Maria de Candia