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"La Nave del destino" di Marco Mazzanti
Colori dell'animo che profumano e
sanguinano
“All'approssimarsi dell'anno Mille, in
un mondo in cui il confine tra leggenda e realtà va sempre più
assottigliandosi, quattro uomini si contendono il proprio diritto alla
felicità. Tre gemelli, simili d'aspetto ma opposti nel carattere, e un
re, che crede di aver perso per sempre il suo unico amore, saranno
costretti a incrociare le proprie strade. Ma il destino è in agguato e
la presenza di Asia, la cui bellezza è così prepotente da renderla
simile ad un essere ultraterreno, sconvolgerà i piani di ognuno portando
a conseguenze inaspettate. Una saga vivace e pittoresca, tra romanzo e
favola, polittico di esseri fatati e strampalati artisti circensi che
vivono sullo sfondo di due generazioni e d'una leggenda, quella delle
sirene. Tra Mar Mediterraneo e Ponto Eusino, dall'Ecumene ad Edwilanàm,
universo nascosto e misterioso, la storia di Maris e di Asia e del loro
amore.”
Il Romanzo di Mazzanti “La nave del
destino. Asia” è una storia che si dipana sottilmente, che scorre come
seta tra le vite dei suoi protagonisti, che si apre in diverse scatole
cinesi, ognuna delle quali nasconde e rivela un’apertura misteriosa e
inattesa. La storia è intrisa di diversità lucenti e magiche, diversità
malinconiche e timide, di amori difficili, tormentati, sfuggevoli e
insidiosi. Il tempo del racconto e l’ambientazione si mostrano, pur
nell’ambito del fantastico, particolarmente curati e ricchi di
particolari di pregio, che rivelano una fantasia consapevole, che
strizza l’occhio alla storia. L’autore individua un tempo cronologico
preciso, le soglie dell’anno mille, dove la paura del nuovo e del
cambiamento, del numero e dei suoi simboli, si riflette nella
superstizione e nel timore del segno che profetizza sciagura. Una cometa
rossa, un incubo ricorrente, la stessa folgorante bellezza della sua
protagonista. Il luogo è un caleidoscopio di luoghi della memoria
storica e letteraria: antiche città greche, sapori e odori delle spezie
orientali, e colori soprattutto. I colori sono un doppio linguaggio per
Marco Mazzanti, sono parte strutturale e integrante della sua poetica,
sono colori precisi, netti, tinte con nomi che richiamano alla mente non
solo tonalità, ma anche idee e sensazioni. Sono colori del ricordo e
dell’arte, cromatismi dell’animo che profumano e sanguinano. La prima
parte del romanzo prepara il terreno all’ultimo filone della storia:
presentimenti che scorrono silenziosi e tetri, amori forti, lutti,
dolore. Poi il circo, emblema letterario e cinematografico di grande
significato intimistico, pieno di mistero e di inquietudine, di non
detti e di allusioni al riso amaro di chi piange nel cuore. E’ con il
circo che si scontra Asia, la protagonista tra i protagonisti. Tutti i
personaggi infatti, a turno, meritano e ottengono l’attenzione e la cura
dell’autore, che li scandaglia nel profondo della loro psiche. In
particolare, dolcemente tenue eppure profondo il ritratto di Lug, uno
dei fratelli del circo, che nasconde un segreto così attuale nella sua
problematica: una forma di “diversità” che si risolve nella serenità
dell’accettazione del sé e degli altri e nell’immagine della nave che
accoglie e conduce in un mare di pace.
Il romanzo riscrive inoltre la figura
mitica della sirena, che non è il tratto principale, ma aggiunge alla
letteratura di genere un nuovo elemento niente affatto scontato, ma
originale e fiabesco. Fiaba, mito, storia, romanzo dai sapori esotici,
sogno, e un fantastico nuovo, sfuggente, a tratti duro e introspettivo,
che lascia di certo la sensazione che questo giovanissimo autore abbia
molto, moltissimo da regalare con la sua scrittura di colore e
sentimento.
Lavinia
Scolar
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